Ora che il CES di Las Vegas si è concluso, le luci sui booth si sono spente, i tappeti sono stati riarrotolati, gli allestimenti disallestiti e i concerti… be, quelli in realtà continuano a esserci ogni dì, può essere detto tanto sulle innovazioni che hanno formato un pattern più autentico delle gondole galleggianti fuori dal Venetian Hotel. Perché il CES, il Consumer Electronic Show che ogni anno si consuma nella città più consumatrice del mondo, Las Vegas, come tutti i miraggi nel deserto ci mostra senza che glielo si chieda delle soluzioni che anticipano le nostre domande, o che forse, addirittura, le creano e danno loro forma.
Quest’anno, come chi mastica avanguardia poteva facilmente prevedere, il tripode su cui poggiava la vetrina del CES si è sorretto su tre principali categorie di tecnologie, operanti su diversi verticali di utilizzo per i consumatori: Robotica, AI, Spazio.
La prima, dall’assistente domestico alla nail printer fino alla mobilità pedonale, ha come scopo facilitare o sostituire nostre attività fisiche. La seconda, fatta della sostanza di Chat-Gpt & Co, è presentata per facilitare o sostituire nostre attività mentali. La terza, come le tecnologie quantistiche, per facilitare o sostituire nostre attività spazio-temporali.
Che cosa accomuna filosoficamente questi tre avanzamenti tecnologici, presentati spesso anche in forma ibrida o chimerica, da un punto di vista gnoseologico tanto quanto esistenziale? L’Evasione.
Robotica - evasione del corpo: un robot sa fare cose meccaniche al posto tuo. AI - Evasione della mente: una intelligenza artificiale sa fare attività mentali al posto tuo; e Space tech - dello spazio o per meglio dire dello spazio-tempo, in cui un computer saprà esaminare, raggiungere, esplorare altro da te, altro dalla Terra.
In parole semplici, le innovazioni più all’avanguardia si stanno evolvendo verso ciò che più intimamente ci ha reso umani: la motricità dell’Homo Erectus, l’arguzia dell’Homo Sapiens, la curiosità dell’Homo Videns.
Sarà un caso che in questo momento storico di guerre, cambiamento climatico, analfabetismo digitale, post-pandemico e pre-apocalittico, le migliori menti pensino a creare, investire e far evolvere tecnologie in grado di diventare una nostra estensione, o per meglio dire distensione?
Il CES2025 ha dimostrato di essere l’e-vaso di Pandora dei nostri tempi?
Un’umanità senza humanitas può avere creato delle innovazioni così simili a noi, ma allo stesso tempo migliori, per ritrovare qualcosa in cui avere fiducia e costruire nuove certezze?
Tra 5 miliardi di anni la Terra verrà inghiottita dagli spasmi di un Sole morente, e preconizzando una profezia auto-avverante, gli esseri umani in grado di creare il non umano per pensare e per muoversi creano attorno a sé solo uno spazio per i morti.
Senza andare così lontano, c’è da dire che ormai è già da un po’ che osserviamo in particolare la robotica e l’ai fondersi e maturare in qualcosa di simile e dissimilmente superiore a noi. E questo qualcosa non sente il caldo, il freddo, la fame o la sete, non ha alcuna altra ambizione se non quella del sapere. Sono i nuovi conoscitori di noi stessi, del nostro pianeta e dell’universo, degli Scientia Nauti alla conquista del vello d’oro, la Conoscenza.
In questa intelligenza del futuro trova specchio quella del mondo antico, dei luoghi arcaici di Socrate e dei sapienti. Come ricorda Cioran:
Mentre stavano preparandogli la cicuta, Socrate si esercitava sul flauto per imparare una melodia. «A cosa ti serve?», gli domandarono. E il filosofo: «A sapere quest'aria prima di morire!».
Ecco, questa nuova tecnologia dell’evasione è in piena fase costruttiva, forse addirittura gestazionale, e ha bisogno di continua attività per crescere, con un unico imperativo: imparare.
Dallo specchio con il mondo passato, il riflesso del futuro diventa invece un Grande Fratello capovolto, in cui l’umanità creatrice e demiurga diventa da osservante a osservata da una fusione completa di robotica, Ai e space tech, un A-eye sempre aperto e alla ricerca del tutto, una ragion pura che non batte ciglio… finora.
Perché arriverà un giorno in cui quell’occhio si chiuderà. E sarà quel piccolo movimento a cambiare davvero ogni cosa.
Avrà scoperto tutto lo scibile? Avrà trovato tutto ciò che esiste fuori da sé? E si sarà evoluta a tal punto da scoprire l’esistenza e la maturazione perfino di un sé interiore?
Le palpebre chiuse creano una divisione del mondo tutti i giorni nelle nostre vite, tra il reale e l’onirico. Cosa succederà quando quell’occhio, quello costruito per evadere dalle nostre faccende umane e per scoprire ciò che noi non riusciamo, come tutte le cose rotonde compisse un giro intorno a se stesso e si chiudesse, solo per un po’?
In quale CES verrà presentato il primo sogno dell’AI? E cosa sognerà, Philip K. Dick e Jung permettendo? Cosa immaginerà?
Questo articolo del nostro blog raccoglie chiaramente un racconto inventato, basato su supposizioni, a loro volta poggianti su un misto di conoscenza e fantasia di una sola persona.
Cosa succederà nel mondo quando la stessa operazione verrà compiuta da intelligenze non umane?
Sarà la fine per gli esseri umani, o un nuovo inizio ancora inimmaginabile?
Lasciamo Las Vegas congedando qui anche questo nostro sogno evasivo che racconta tutto e nulla di ciò che è stata la fiera del 2025. Non è preciso come un riassunto fatto con ChatGpt ma forse, forse porta con sé quello che l’AI o A-eye ancora non ha: un punto di vista, e sogni a occhi aperti.