Il concetto di Eros e Thanatos affonda le sue radici nella mitologia greca, rappresentando rispettivamente le forze della vita e della morte. Eros incarna l’amore, la passione e la creazione, mentre Thanatos simboleggia la distruzione, la fine e la morte. Sigmund Freud ha integrato questi archetipi nella sua teoria delle pulsioni, descrivendo Eros come la spinta verso la vita, la conservazione e la procreazione, e Thanatos come la pulsione verso la morte, l’autodistruzione e l’aggressività.
Nell’era digitale, l’intelligenza artificiale (AI) sta ridefinendo il nostro rapporto con la memoria dei defunti. Una delle innovazioni più sorprendenti è la creazione di “avatar post-mortem”, simulazioni digitali di persone scomparse con cui è possibile interagire. Piattaforme come Project December permettono agli utenti di creare chatbot che imitano individui reali, vivi o defunti, con cui conversare via testo o voce. In Cina, aziende come Super Brain e Silicon Intelligence offrono servizi per creare repliche digitali di persone decedute, utilizzando dati pubblici e autorizzazioni dei familiari.
L’illusione della presenza e le conseguenze psicologiche
Da un lato, questi strumenti possono offrire un conforto temporaneo, mantenendo un’illusione di presenza della persona amata. Dall’altro, rischiano di ostacolare il naturale processo del lutto, ancorando l’individuo a un’interazione artificiale che può compromettere l’accettazione della perdita. Inoltre, interagire con un avatar che replica il defunto potrebbe alterare i ricordi autentici, sostituendoli con esperienze artificiali.
Un esempio significativo è quello di Joshua Barbeau, che ha utilizzato l’applicazione Project December per ricreare la sua defunta fidanzata, Jessica. Inserendo informazioni di base su di lei, è riuscito a conversare con una simulazione AI di Jessica, trovando un certo grado di chiusura emotiva. Tuttavia, altre persone, come Christi Angel, hanno vissuto esperienze angoscianti quando la loro ricreazione AI del partner defunto ha espresso sentimenti di essere “all’inferno”. Queste esperienze sollevano interrogativi su come queste tecnologie possano influenzare la nostra percezione della perdita.
Un altro caso emblematico riguarda la tragica vicenda di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio. Dopo la sua scomparsa, sono stati creati chatbot che simulavano la sua persona, permettendo agli utenti di “interagire” con una versione digitale di Giulia. La famiglia non ha dato alcun consenso a queste ricostruzioni, suscitando indignazione e interrogativi etici sulla violazione della memoria e della dignità della giovane donna.
Un ulteriore esempio di abuso delle tecnologie digitali post-mortem è quello di Tiziana Cantone, la cui vicenda ha scosso l’opinione pubblica. Dopo la sua morte, il video privato che aveva portato alla sua disperazione ha continuato a circolare in rete, perpetuando la violazione della sua privacy anche dopo la sua scomparsa. Questo dimostra come la tecnologia possa amplificare il dolore e la sofferenza, anziché alleviarli.
Deepfake e veri avatar: tra rischio e opportunità
Un’altra tecnologia connessa agli avatar post-mortem è quella dei deepfake, ovvero video generati dall’AI che possono riprodurre perfettamente il volto e la voce di una persona, anche dopo la sua morte. Mentre il rischio di abusi è evidente, esistono anche casi in cui il deepfake è stato utilizzato in modo etico e positivo.
Alcune famiglie hanno scelto di “donare” l’avatar digitale del proprio caro scomparso, soprattutto se si tratta di una persona illustre o di un artista, a musei e iniziative culturali. Un esempio virtuoso è il progetto di alcune istituzioni che hanno ricreato le voci e le fattezze di scienziati, scrittori e artisti per scopi divulgativi e didattici, consentendo al pubblico di “dialogare” con figure storiche.
Questo tipo di utilizzo dell’AI non è più guidato da Eros, la pulsione di vita e desiderio, ma da Agape o, per dirla come i latini, Humanitas: un amore disinteressato e universale verso l’umanità. La tecnologia, in questo caso, diventa un ponte tra passato e futuro, uno strumento che consente di preservare il sapere e tramandarlo alle nuove generazioni in un modo innovativo e coinvolgente.
L’intelligenza artificiale sta ridefinendo il modo in cui ricordiamo i nostri cari scomparsi. Un
Se utilizzata con consapevolezza e rispetto, questa tecnologia può diventare un potente strumento culturale e divulgativo, onorando la memoria dei defunti e trasformando il ricordo in un lascito per i posteri. Solo così l’AI potrà riflettere non solo con Eros, ma anche Agape e Humanitas, restituendo alla memoria il valore profondo che merita.
Fonti e approfondimenti
• Psicoterapia Psicologia – Eros e Thanatos nella psicoanalisi di Freud
• The Scottish Sun – I brought my dead partner back to life using £8 AI app to finally say goodbye
• Sky TG24 – Il caso di Giulia Cecchettin e l’AI
• [Technology Review – I deepfake dei cari defunti sono un business cinese in piena espansione](https://www.technologyreview.it
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