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Giù le mani da Liam Payne

Scritto da Ecate | Oct 25, 2024 1:35:31 PM

Speculare sui social sulla morte di personaggi pubblici: perché è sbagliato, pericoloso e profondamente ingiusto

Negli ultimi tempi, speculare sui social sulla morte di personaggi pubblici come Liam Payne è diventato quasi una moda, con un flusso di notizie false che si diffondono in pochissimo tempo. Ma fermiamoci un attimo a riflettere: cosa c'è di sbagliato in questo comportamento? Perché è un problema serio?

  1. Rispetto per la memoria e per le famiglie
    Ogni persona, anche chi vive sotto i riflettori, ha amici, familiari e persone care. Diffondere notizie false o speculare su possibili tragedie significa aggiungere dolore e stress a chi sta loro vicino, e anche agli stessi fan che si preoccupano realmente. A volte ci dimentichiamo che dietro un personaggio pubblico c'è una persona con una storia, delle relazioni e una vita privata che merita rispetto. Speculare sulla sua morte è una mancanza di rispetto per tutto questo.

  2. Rischi emotivi per i fan e per il pubblico
    Notizie false e sensazionalismo sui social possono scatenare emozioni forti, soprattutto nei fan più giovani e sensibili. Questa “morte virtuale” provoca ondate di ansia e tristezza collettiva, e alimenta una sorta di effetto domino che spinge le persone a diffondere la voce senza nemmeno verificarne la veridicità. Questo non solo crea panico, ma contribuisce anche a un clima di sfiducia generale nelle informazioni che leggiamo.

  3. Il pericolo di una distopia digitale
    Continuare a speculare sulla vita e sulla morte di una persona a colpi di post e tweet ci porta verso un mondo in cui i confini tra realtà e finzione si fanno sempre più sfumati. Arriviamo al punto in cui persino la verità sulla vita di una persona è trattata come materiale da “clickbait”. Una visione così distopica, in cui la morte è spettacolarizzata e usata come un modo per ottenere visibilità, ci disumanizza e ci allontana dall’empatia e dal rispetto reciproco.

  4. Conseguenze legali e reputazionali
    Diffondere notizie false sulla morte di una persona può avere risvolti legali significativi. Inoltre, ogni post condiviso senza riflettere contribuisce a creare una reputazione negativa per chi lo condivide, minando la credibilità sia delle persone che delle piattaforme coinvolte. E non dimentichiamo che tutto ciò danneggia anche l’immagine e la carriera del personaggio pubblico oggetto di speculazione.

 

Qual è la soluzione nell'epoca del contenuto a ogni costo? Forse, riscoprire nei confini del buon senso non dei limiti, ma dei principi di libertà e umanità. Perché nell'epoca della visibilità, il senso di cui si inizia ad avere più bisogno, è il tatto.

Speculare su tragedie non è “solo un post”. È un atto che danneggia, crea sofferenza e contribuisce a una cultura del “tutto è permesso” in cui la vita stessa sembra perdere di valore. Manteniamo il rispetto e promuoviamo un uso responsabile dei social, per proteggere sia i vivi che la memoria di chi, un giorno, non ci sarà più.