Con la scomparsa di Giorgio Armani non perdiamo solo un’icona della moda. Si apre una domanda che ci riguarda tutti:
Che cosa resta della eredità digitale dei REali del web, quando non ci siamo più?
Un patrimonio invisibile ma REale
Oggi la nostra identità non vive solo nei ricordi di chi ci ha conosciuto. Vive nei server, negli account, nei dati custoditi da algoritmi e sistemi che raramente abbiamo davvero scelto o controllato.
Per Armani – come per ognuno di noi – l’eredità digitale si compone di:
- parte pubblica: profili social, interviste, post, contenuti condivisi;
- parte privata: schizzi di modelli, mail, chat, archivi in cloud;
- relazioni: legami creativi, professionali, intimi, nascosti dietro password e autenticazioni.
Un patrimonio frammentato, prezioso e fragile.
Perché l’eredità digitale conta?
Ecco 5 motivi chiave che rendono urgente il tema:
- Memoria collettiva: senza scelte consapevoli, l’algoritmo non archivia. Cancella.
- Valore culturale ed economico: file, note e progetti sono opere dell’ingegno, con diritti (e doveri) anche post-mortem.
- Rispetto e dignità: non tutto ciò che è “salvato” merita di essere pubblicato. La linea tra ricordo e curiosità è sottile.
- Reputazione: profili abbandonati diventano terreno fertile per fake, truffe e speculazioni.
- Serenità familiare: istruzioni chiare evitano conflitti, costi e decisioni dolorose.
Fan o famiglia: chi ha diritto alla memoria?
Le celebrità rendono questa domanda ancora più complessa.
- Da una parte ci sono i fan, che hanno contribuito a costruire il mito pubblico e reclamano luoghi di memoria.
- Dall’altra ci sono gli eredi, tutelati dalla legge, che spesso rivendicano la riservatezza.
Chi decide? Forse la soluzione non sta in un “aut aut”, ma in un modello ibrido:
- Eden digitali per il ricordo collettivo, accessibili alla comunità.
- Archivi riservati per la sfera privata, custoditi dalla famiglia.
Così come in vita ognuno di noi è insieme pubblico e privato, anche dopo la morte la tecnologia deve saper preservare entrambe le dimensioni.
Non riguarda solo i grandi nomi
Questa sfida non è riservata ai big della moda o ai CEO globali.
Ognuno di noi lascia dietro di sé un mosaico di dati, documenti, foto, conversazioni. E senza una gestione chiara rischiamo che tutto questo venga:
- dimenticato,
- strumentalizzato,
- o semplicemente disperso.
Proteggere la propria eredità digitale significa scegliere come vogliamo essere ricordati. O, in alcuni casi, come vogliamo essere dimenticati.
Un diritto diREtto, per tutti
Noi di Zephorum crediamo che l’eredità digitale sia un diritto universale.
Con Coffer abbiamo costruito un servizio che permette di:
- pianificare e proteggere la propria eredità digitale
- decidere come trasmetterla e a chi
- garantire sicurezza, etica e rispetto della volontà.
Perché l’eredità digitale non è un dettaglio tecnico: è memoria, identità e dignità. Sempre.
Tu cosa ne pensi? L’eredità digitale delle persone note dovrebbe essere patrimonio pubblico o rimanere un diritto esclusivo degli eredi?
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